Francis Scott Fitzgerald
Condivise con Ring Lardner uno stile narrativo pungente e attento ai dettagli, e pur non possedendo il piglio aggressivo di John Fante ( circostanza che spiega la diversità delle loro storie personali) Fitzgerald è autore di culto in virtù della profondità di osservazione con cui ha raccontato gli Anni Venti, quelli del primo vero American Dream, e il decennio successivo, quello della disillusione (The Bridal Party è un racconto emblematico in tal senso). Tuttavia non si nascondeva dietro al proverbiale dito, e le sue relazioni extraconiugali erano di pubblico dominio, e molto probabilmente contribuirono all’aggravamento della schizofrenia di cui soffriva la moglie. Tuttavia ne pagò le conseguenze: costretto a fa ricoverare la moglie in ospedale, ignorato dai lettori che negli Anni Trenta trovavano fuori tempo il jazz e lo champagne, ormai schiavo dell’alcool, Fitzgerald non riuscì a riprendere in mano le redini della propria vita e, dopo aver tentato la carriera di sceneggiatore a Hollywood, morì in solitudine poco prima del Natale del ’40. Ma dagli Anni Sessanta la critica ha riscoperto la sua opera, annoverandolo fra i principali esponenti della letteratura americana moderna.
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