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SCRIPTA MANENT

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LETTURE SENZA CONFINI


GUIDO GOZZANO, IL DANDY CHE AMAVA SCRIVERE FIABE

Publié par Francesco Lamendola sur 21 Mars 2022, 15:14pm

Catégories : #Autori sotto la Lente

Pochi sanno che Guido Gozzano, disincantato "dandy" innamorato della vita e assai più romantico di quel che volesse ammettere, ma minato dalla tubercolosi che lo avrebbe stroncato a soli trentatré anni, dopo una lunga lotta, è stato anche un narratore di fiabe per bambini, delle quali pubblicò due volumi: «I tre talismani» nel 1914, e poi, postumo, «La principessa si sposa», nel 1916, pochi mesi dopo la morte; oltre a due volumi di novelle, anch'essi apparsi postumi, «L'altare del passato», del 1918, e «L'ultima traccia», del 1919.

In genere, la critica «ufficiale» e seriosa ha sempre guardato con una certa sufficienza le fiabe del Gozzano, giudicandole, invero frettolosamente, come cose di minor pregio rispetto alla sua più nota produzione in versi.

Non si è accorta, a nostro parere, che nelle fiabe si ritrovano, in proporzioni diverse ma semmai con maggiore senso di libertà e di freschezza, le medesime componenti del Gozzano poeta: l'artificio, il gioco, l'ambiguità, innanzitutto; e poi l'ironia, lo scherzo, la nostalgia; e ancora: il sogno ad occhi aperti, il disperato amore per la vita e il pudore, quasi la paura, di attaccarvisi troppo, come chi tenga sempre pronta la valigia a portata di mano.

Infine, la curiosità: un gusto curioso per gli uomini, le cose, i luoghi, le situazioni; una sorta di onnivora brama di sapere, di vedere, di centellinare - quasi - la vita degli altri, non osando scommettere sulla propria. La stessa brama onnivora, si direbbe, che sta dietro alle lettere dall'India e al viaggio di Gozzano in Oriente e a Ceylon, che le ragioni di salute spiegano solo in parte e che, per altro verso, trova la sua motivazione più profonda in questo desiderio di «regressio» verso i regni incantati della fiaba e, forse, dell'infanzia.

Appunto: l'infanzia. Un po' come per l'altro celebre, anzi assai più celebre, "dandy" di quella grande stagione estetizzante che va sotto il nome generico di Decadentismo (e di cui il Crepuscolarismo non fu che una delle ramificazioni secondarie), Oscar Wilde, si potrebbe forse dire che Guido Gozzano ha inseguito, nei regni beati dell'infanzia, quella sete di purezza, di mistero, di felicità, che trova il suo «pendant» nell'ironia, e soprattutto nell'autoironia, delle opere poetiche più note e apparentemente disincantate, come «La Signorina Felicita».

Leggendo le fiabe di Gozzano, come «La fiaccola dei desideri», si entra a contatto con l'aspetto più nascosto, e forse più vero, dello scrittore torinese: quell'anima sognante  e quel senso di malinconica bontà che tutte le pervade e che ne costituisce, a ben guardare, la morale nascosta, dietro la cortina fastosa dei maghi e delle fate, dei cavalieri e dei re, delle principesse e dei draghi.

Fortunato, il giovane gobbo e storpio che diviene un bellissimo gentiluomo e che, superando grandi pericoli, riesce a coronare il proprio sogno d'amore con la principessa Nazzarena; Piumadoro, la bambina che un maleficio ha reso così leggera, da essere rapita dal vento e trasportata in un viaggio pieno di meraviglie; le tre bellissime figlie del Re Porcaro, e la loro matrigna tanto brutta quanto cattiva; il reuccio Gamberino, che un incantesimo condanna a camminare all'indietro, come un gambero, per punirlo di un suo atteggiamento irrispettoso… In ciascuno di questi personaggi e in ciascuna di queste situazioni si può cogliere un riflesso della vita dello stesso Autore, o, quanto meno, del suo desiderio di una vita piena di luce e di bellezza.

E, su tutto, un piacere di narrare, d'inventare, di fantasticare, che riempie ogni pagina e conferisce a queste fiabe un sapore antico e un fascino strano, eppur familiare.

Quel cortile del castello, pieno di mostri addormentati, ma pronti a risvegliarsi; quel vecchio negromante dalla barba bianca, che dorme in piedi e tiene in mano la candela verde dei desideri; quei magici incontri notturni con la bellissima principessa, portata dal suo amato sulle ali di un incantesimo felice: leggere queste pagine è come lasciarsi cullare da una filastrocca dolcissima, che ci trasporta nei reami incantati della fantasia.

Sì, Guido Gozzano è stato un eccellente narratore per l'infanzia, per il semplice fatto che nella sua anima sopravviveva una scintilla di quello stupore di bambino, un riflesso di quello sguardo rapito e trepidante col quale i piccoli spalancano gli occhioni sul mistero del mondo.

E, con buona pace dei signori critici, austeri e seriosi, non esitiamo a consigliare chiunque abbia dei bambini, e chiunque abbia dentro di sé un poco di quel bambino che ognuno di noi è stato, di andarsi a leggere, o a rileggere, le fiabe di Guido Gozzano.

Sono semplici, belle, pulite; e fanno sognare.

Con ciò, il contributo che esse recano alla saggezza del mondo non è di poco conto: poiché ci ricordano che una vita senza sogni è triste, vuota, inutile.

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