Definito “il genio infaticabile” dal Wall Street Journal, Ray Kurzweil è considerato uno dei più grandi inventori e scienziati informatici viventi. Oggi direttore del settore ingegneristico di Google, dove è a capo di un team di ricerca sull’intelligenza artificiale, figlio di ebrei austriaci cresciuto nel Queens di New York, ha fama di acutissimo futurologo: delle sue 147 previsioni fatte dagli anni Novanta a oggi ben l’86% si sono rivelate esatte.
Ora Kurzweil ha lanciato la sua nuova profezia: un’accurata agenda della “singolarità tecnologica”, ovvero il punto in cui il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani. La “singolarità” può riferirsi all’avvento di una intelligenza superiore a quella umana (anche artificiale) e ai progressi tecnologici che, a cascata, ne seguirebbero.
L’anno della “singolarità tecnologica”, secondo il guru americano, sarà il 2045. Tra 28 anni l’intelligenza degli esseri umani verrà moltiplicata miliardi di volte rispetto alle originarie potenzialità biologiche attraverso la fusione con l’intelligenza articiale creata dall’uomo stesso. Si tratta di quella che Kurzveil, nel suo libro The singularity is near, ha definito la “quinta epoca”: quella della fusione tra la tecnologia e l'intelligenza umana, con la tecnologia che padroneggia i metodi della biologia (inclusi quelli dell’intelligenza umana). In altre parole, il 2045 segnerà il passaggio dall’intelligenza biologica a una combinazione di intelligenza biologica e artificiale.
Ma questo sarà secondo Kurzweil solo il coronamento finale della sintesi tra intelligenza biologica e artificiale: molti anni prima, già nel 2030, il nostro corpo sarà percorso da microscopici nanorobot che - “nuotando” nelle arterie - saranno in grado di mantenerci in perfetta efficienza, segnalando ogni possibile problema di salute in tempo reale al nostro medico o, nei casi più gravi, alle strutture di pronto soccorso.
C’è da avere paure della “singolarità tecnologica”, quando le macchine diventeranno molto più intelligenti di noi? Sì, secondo alcuni illustri pensatori del calibro di Stephen Hawking, Elon Musk e pure Bill Gates. Ma Kurzveil non ha dubbi: niente paura, quello sarà il momento per un incredibile balzo del progresso umano. Già adesso le macchine ci stanno facendo diventare più intelligenti, spiega il guru americano, anche se non sono ancora all’interno del nostro corpo. «Ed entro il 2030 grazie alle macchine potremo connettere la nostra corteccia cerebrale in cloud, potenziando le nostre capacità intellettive», annuncia. Solo fantascienza? Forse, ma non dimentichiamo che Kurzweil ne ha azzeccate quasi nove su dieci.
Articolo pubblicato il 29 aprile 2017
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