Le visite a quella donna erano divenute negli ultimi tempi la sua unica e segreta gioia. Verso la fine della settimana già montava in lui l'irrequietezza, l'attesa spasmodica della domenica sera, quando si sarebbe introdotto furtivo da lei. Questo introdursi furtivo era ciò che più di tutto lo occupava.
- Se Božena fosse stata bella e pura, se egli, allora, avesse saputo amare, forse l'avrebbe morsa, per accrescere fino al dolore la loro voluttà. Poiché la prima passione di un adolescente non è amore per quell'una, ma odio per tutte. Il sentirsi incompresi, il non comprendere il mondo non accompagnano la prima passione, ne sono se mai l'unica e non casuale origine. Ed essa non è che una fuga in cui l'essere in due altro non è che una solitudine raddoppiata.
- Quasi ogni prima passione è di breve durata e lascia dietro di sé un gusto d'amaro.
- «[...] se un uomo ha perso se stesso e ha rinunciato a sé, allora ha perduto l'elemento particolare e inconfondibile per il quale la natura lo ha fatto uomo. E mai come in questo caso si può star sicuri che si ha a che fare con qualcosa di non necessario, con una forma vuota, con qualcosa che l'anima del mondo ha già da tempo abbandonato.»
- «[...] Anch'io son legato a due fili. A questo, indefinito, che, in contraddizione con il mio chiaro convincimento, mi costringe a una compassionevole inazione, ma anche ad un altro, che va dritto alla mia anima, alle mie più intime conoscenze, e mi avvince al cosmo. Esseri come Basini, te l'ho già detto prima, non significano nulla: sono una forma vuota, un prodotto del caso. Esseri autentici sono soltanto quelli che sanno penetrare in se stessi, esseri cosmici in grado di immergersi fino al nesso profondo che li lega al grande processo dell'universo. Costoro compiono miracoli a occhi chiusi perché sanno utilizzare tutta l'energia dell'universo, la quale è in loro come fuori di loro. Ma tutti gli esseri che hanno seguito il secondo filo, lo hanno fatto solo dopo aver spezzato il primo. [...]»
- «[...] è certo che un uomo lo si comprende assai meglio dagli occhi che non dalle parole...»
- «Quali sono le cose che mi sconvolgono? Le meno appariscenti. Per lo più oggetti inanimati. Che cosa mi sconvolge in esse? Un qualcosa che non conosco. Ma è proprio questo! Da dove mi viene questo "qualcosa"? Io avverto la sua esistenza, esso agisce su di me, quasi volesse parlare. Mi trovo nella medesima agitazione di uno che cerchi, senza riuscirci, di cogliere le parole di un paralitico tra le smorfie della sua bocca. È come se avessi un senso in più rispetto agli altri, ma un senso non del tutto sviluppato, un senso che c'è, che si fa sentire, ma che non funziona. Per me il mondo è pieno di voci mute: ed io, quindi, sono un veggente o un allucinato?»
- Törless dunque sedeva immobile, in perfetto silenzio, non distoglieva lo sguardo da Basini ed era completamente immerso nel folle vortice che si muoveva nel suo intimo. E da quello incessantemente emergeva la domanda: che cos'è questa qualità particolare che io possiedo? A poco a poco non vide più né Basini, né le lampade incandescenti, non sentì più il calore animale intorno a sé e nemmeno il brusio rumoreggiante che sale da una moltitudine di persone, quand'anche sussurrino. Come una massa ardente e oscura tutto questo vorticava indistinto intorno a lui. Solo sentiva un bruciore nelle orecchie e un freddo gelido nelle punte delle dita. Si trovava in quello stato di febbre, più interiore che fisica, che tanto amava. Questo stato d'animo, cui si accompagnavano anche impulsi di languore, cresceva sempre di più. Prima, quando si trovava in un simile stato tendeva ad abbandonarsi a quei ricordi che restano dopo che per la prima volta l'alito caldo di una donna ha sfiorato un'anima giovane. Anche quel giorno si risvegliò in lui un simile estenuato calore.