Il Presidente degli Stati Uniti d’America entrò nell’auto, circondato dagli agenti. Prese posto sul sedile posteriore. Era una mattina anonima e scura. Nessuno parlò.
È l’incipit di un racconto di Charles Bukowski, Svastica, inserito nell’edizione americana originale di Storie di ordinaria follia, e mai pubblicato nelle corrispondenti edizioni italiane. Il motivo di questa censura viene ipotizzato da Raffaello Gramegna, curatore di questo volumetto, nella sua appassionata introduzione.
In Svastica l’ambiente non è il solito manicomio, né il bar, né la camera dai muri screpolati. Qui, per la prima volta in un libro di Bukowski, si comincia dalla massima espressione di ambiente socialmente sano: the White House, signori, la Casa Bianca.
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