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SCRIPTA MANENT

SCRIPTA MANENT

LETTURE SENZA CONFINI


I DIARI DI ANAIS NIN, L'INCONTRO CON HENRY MILLER: LA SCRITTURA, IL CORPO, L'EROTISMO

Publié par Patrizia Caffiero sur 13 Octobre 2022, 07:31am

Catégories : #Autori sotto la Lente

Una bella casa, un caminetto accanto al quale sedermi, un bel panorama persino quando li desidero sono pericolosi (dato che nascondono le sbarre di una gabbia). La mia interpretazione di ‘mettere radici’ è negativa; per me significa tagliarmi le vie di fuga, di comunicazione dal resto del mondo.”  Anaïs Nin, “Diario VI” (1955 – 1966)

La stessa cosa che rende indistruttibile Henry è quella che rende indistruttibile me: è il fatto che il nucleo di entrambi sia uno scrittore, non un essere umano”. “Henry e June” (1931-1932)

I diari di Anaïs Nin, oggi, sono tradotti in molte lingue. I 150 volumi, le 35.000 pagine di questa grande opera sono custoditi nello Special Collection Department dell’UCLA, a Los Angeles. Il successo editoriale dei taccuini è enorme, e nessuno mette in dubbio la loro validità letteraria: ma non sarà sempre così.
Per raccontare la storia dei diari occorre tornare indietro, cercare a ritroso il punto in cui tutto iniziò: è il 1914, Anaïs Nin ha undici anni quando comincia a scrivere lunghe e accorate lettere al padre, Joaquin Nin, che ha abbandonato la famiglia. Da allora tenere un diario rappresenta per l’autrice la ricucitura giornaliera di un’identità frammentata, ferita dal tormentato rapporto con il paterno:

Papà diceva che ero brutta. Quando scrivevo o disegnavo qualcosa, non credeva che l’avessi fatto io. Non ricordo una sola carezza o un complimento da lui, salvo quando per poco non morii all’età di nove anni. C’erano sempre delle scenate, botte, e i suoi  duri occhi azzurri su di me. Ricordo la gioia innaturale che provai quando mio padre mi scrisse un bigliettino qui a Parigi che incominciava con: “Ma jolie.” Non ho mai ricevuto amore da lui.  (da “Henry e June”, 1931- 1932)

É dal 1931 che i diari cominciano a prendere una forma più complessa, vale a dire dopo l’incontro della scrittrice con  Henry Miller.

Ho conosciuto Henry Miller. È venuto a colazione con Richard Osborn, un avvocato che avevo dovuto consultare a proposito del contratto per il mio libro su D. H. Lawrence. Mi è piaciuto subito, non appena l’ho visto scendere dalla macchina e mi è venuto incontro sulla porta dove lo stavo aspettando. La sua scrittura è ardita, virile, animale, magnifica. È un uomo la cui vita inebria, pensai. È come me. Era caldo, allegro, disteso, naturale. Sarebbe passato inosservato in una folla. Era snello, magro, non molto alto. Ha occhi azzurri, freddi e attenti, ma la sua bocca rivela emotiva vulnerabilità.” (da “Henry e June”, 1931- 1932)

La relazione con Miller fu la più importante della sua vita; la svelò a se stessa, le permise di scoprire e vivere appieno una sessualità che si rivelò dirompente, la definì come scrittrice.

Il romanziere, quando comincia a frequentare la Nin non è ancora il celebre scrittore che conosciamo; tramite l’interazione con Anaïs mise a fuoco talento e personalità. Fu in quel periodo, infatti, che ebbe la sua gestazione “Tropico del Cancro”, pubblicato nel 1934, che gli regalò la fama.

I diari di Anaïs ospitano la descrizione di una giornata, frammenti di lettere, riportano brani di conversazioni, annotazioni di ogni genere su tutte le arti; considerazioni sul processo della scrittura, ritratti di personaggi, cronache di viaggi. La narrazione di Anaïs non è mai separata dal dato al calor bianco della vita. Man mano che gli anni passano i diari diventano un laboratorio man mano più articolato, in cui l’introspezione acquista sempre più spazio, riflesso anche di una terapia che la Nin pratica con noti nomi di psicanalisti come René Allendy, Otto Rank (con i quali intreccia anche relazioni intime) e altri/altre successivamente.

I cahiers sono una benedizione e una maledizione insieme, perché quando la penna della Nin si allontana dal quaderno, la sua scrittura  diventa flebile, meno intensa. Il canto di Anaïs, fluente, vitale nel diario, se è incanalato nei racconti e nei romanzi perde di consistenza, convince in minor misura. Per Anaïs immaginare un personaggio, inventare una linea di racconto è disturbante, significa imporre una struttura definita al principale oggetto d’osservazione – l’esistenza – che, invece, è un flusso in continuo movimento: vuol dire “imbalsamare” il vivente. La priorità assoluta della scrittrice è evolversi; scrivere di sè e delle persone incontrate in un diario dà la possibilità di registrare in pagine successive cambiamenti occorsi, prese di consapevolezza. Si può rimediare a qualcosa. Si può andare oltre.

La scrittrice si rende conto presto della qualità dei suoi diari, ma è forte in lei il desiderio di essere riconosciuta dall’ambiente letterario del tempo; ciò la spinge a tentare di scrivere e a pubblicare, a volte anche in proprio, romanzi, racconti; opere “riconoscibili”, meno scomode di un taccuino dove sono riversati fatti confidenziali, che possono arrecare, se divulgati, scandalo e disagi a sè e alle persone che ha registrato nelle pagine. Soprattutto ha molto riguardo per il marito, Hugh Parker Guiler, a cui resta sposata formalmente dal 1928 fino alla morte (convivendoci per pochi anni), a cui è legata da affetto e riconoscenza; dà disposizioni anche testamentarie per far sì che i diari integrali siano diffusi solo dopo la morte di lui, che avviene alla fine del 1985 (l’autrice si è spenta nel 1977). I diari sono pubblicati in forma censurata nel 1966; nel 1986 prendono il volo liberandosi da ogni epurazione, diventano l’opera postuma di Anaïs, che non ha la possibilità di ricevere, quindi, un pieno riconoscimento come grande scrittrice in vita.

I quaderni di Anaïs Nin non hanno veri precedessori, nè epigoni. Si tratta di un’opera unica, labirintica, ustionante, vibrante, e al tempo stesso poetica.

Nel corso della sua esistenza sono la sua grande passione, il suo disagio, la sua croce, la sua consolazione. Quasi perduti durante la seconda guerra mondiale, trasportati in pesanti casse nei traslochi di città in città, provocano all’autrice non poche preoccupazioni: nel 1955 Anaïs decide persino di bruciarli, gesto che per nostra fortuna non compie. Nell’analisi, le viene consigliato a tratti di smettere di scriverli, di liberarsene, per poter cominciare a vivere liberamente nuove fasi dell’esistenza.

Non è di questa opinione Henry Miller, che fin dai primi tempi del rapporto con Anaïs considera i quaderni l’opera più importante dell’autrice. Miller afferma che il diario della Nin troverà posto accanto ai grandi capitoli dell’autobiografismo occidentale: Sant’Agostino, Rousseau, Proust.

Nel taccuino che abbraccia gli anni 1931 – 1932, troviamo traccia dei sentimenti, delle perplessità, delle prove di scrittura, dei momenti di erotismo che connotano la relazione Nin – Miller.

I due scrittori si scambiano anche una notevole quantità di lettere. Pubblicato in edizione censurata da Miller negli anni sessanta, dopo la morte dei due scrittori il loro epistolario verrà alla luce in edizione non purgata. In Italia la raccolta esce edita da Bompiani con il titolo “Anaïs  Nin e Henry Miller, Storia di una passione”, nel 1989. Miller ama molto scrivere missive, è un vero grafomane, del tutto simile ad Anaïs, mette insieme sulle pagine battute a macchina annotazioni letterarie, riflessioni di ogni genere e descrizioni di scene vissute con lei pregne di sensualità.

Quando torni ti organizzerò una festa letterario – chiavatoria, il che significa scopare e parlare e parlare e scopare, e tra l’ una e l’ altra attività una bottiglia di Anjou oppure un Vermouth Cassis. Anais, ho intenzione di aprirti fin le budella. Dio mi perdoni se questa lettera dovesse essere aperta per errore. Non posso farne a meno. Ti voglio. Ti amo. Per me sei cibo e bevanda, sei il maledetto motore di tutto. Starti sopra è una cosa, ma venirti vicino è un’altra […]. Ti amo come sei, amo i tuoi fianchi, il pallore dorato, la curva delle tue natiche, i tuoi succhi.”

Storia di una passione. Lettere” (1932-1953.

I due autori utilizzano i sensi per accedere a una scrittura più profonda; considerano il loro corpo il mezzo conoscitivo per eccellenza. Anche la Nin descrive le sue esperienze sessuali con Miller con dovizia di particolari nel diario:

Andiamo all’albergo. Henry vuole che parli io con la portiera. Le chiedo la stanza numero tre. Lei dice che sono trenta franchi. “Ce la darà per venticinque”, ribatto io. E prendo la chiave dal banco. M’incammino su per le scale. Henry mi ferma a mezza strada per baciarmi. Siamo nella stanza. Con la sua calda risata mi dice: “Anais, sei un diavolo.” Io non dico niente. E’ così impaziente che non ho neanche il tempo di spogliarmi. E qui vacillo, a causa dell’inesperienza, abbacinata dall’intensità di quelle ore. Ricordo solo la voracità di Henry, la sua energia, la sua scoperta delle mie natiche, che trova bellissime, e lo scorrere del miele, il parossismo di gioia, ore ed ore di coito. L’eguaglianza! […] Henry grida: dimmi, dimmi quello che senti. E io non posso. Ho il sangue agli occhi, alla testa.” “Henry e June” (1931-1932)

I due trovano nell’altro un degno partner, all’altezza delle loro aspettative, in grado di contenere e di accontentare un continuo fluire lavico di parole, sogni, sensualità, pensiero critico, citazioni letterarie, commenti su libri, sull’arte contemporanea, sul cinema. Commentano in modo intenso l’opera degli altri artisti; fra tanti altri Spengler, Proust, Fitzgerald, Brancusi, Celine, Brecht, Fournier, Colette, Gide, Whitman, Melville, Dostoevskij, Beckett, Chagall, la Stein, Artaud.
La Nin supporta in ogni modo il suo amante, e lo trova sempre più intenso come autore:

“E questo, perchè stamattina ho ricevuto le pagine del suo nuovo libro, pagine stupende. Sta scrivendo la sua prosa migliore, ora, febbrile eppure coerente. Ogni parola ormai colpisce il bersaglio. L’uomo è integro, forte, come non è mai stato.””Henry e June” (1931-1932)

I due autori intervengono l’uno nell’opera dell’altro con annotazioni, critiche costruttive. Discutono di tutto. Racconta  Anaïs:

Con che forza straordinaria il nostro pensiero procede impetuoso con opposizione di temi, contrasti, e un accordo di fondo. Lui non si fida della mia prontezza, rallenta il mio ritmo, e io mi tuffo nella sua creatività come in una ricchezza illimitata. Il nostro lavoro è interrelato, interdipendente, sposato. Il mio lavoro è la moglie del suo.””Henry e June” (1931-1932)

E tramite lettera chiede a Henry:
“Ho la strana sicurezza di sapere esattamente cosa bisognerebbe  tralasciare, proprio come tu capivi cosa avrebbe dovuto essere tagliato nel mio libro. Penso che varrebbe la pena di sfrondare il tuo romanzo. Me lo permetteresti?” “Storia di una passione. Lettere” (1932-1953)

Miller, d’altra parte, legge con grande interesse le pagine di diario della Nin:

Sono autorizzato a scrivere del tuo diario? Non ho mai smesso di sperarlo. In caso contrario, le mie osservazioni le farò a te, senza metterle in nessun libro. Promesso! Certi passi sembrano profetici. Ci sono cose che si sono già verificate. Degno di nota, tutto questo. Ho la sensazione che in seguito acquisterà enorme importanza, quando sarai conosciuta e avrai i tuoi lettori, e certamente ne avrai.“Storia di una passione. Lettere” (1932-1953)

Oltre alle centinaia, che diventeranno migliaia, pagine di diario, circa novecento fogli di lettere testimoniano la valenza di uno stato dell’arte originale, pulsante, fertile.

Leggere oggi l’opera autobiografica di Anaïs Nin e l’epistolario che intrattiene con Miller è esperienza ancora inebriante, coinvolgente, un’ispirazione per le donne, e una strada maestra per il maschile curioso di entrare in contatto con il materiale magmatico dell’inconscio femminile. L’approccio errato nel leggere i diari sarebbe considerare il loro contenuto a compartimenti stagni, privilegiare della Nin l’aspetto psicanalitico, o quello letterario, o pensare l’autrice soltanto come scrittrice erotica.

Anaïs va presa nell’insieme delle sue parti. Va accolta interamente.

Il suo diario è incredibilmente attuale: potete prenderlo fra le mani, con cautela e rispetto. É come se l’inchiostro del pennino di Anaïs, appena riposto dalle sue lunghe dita candide, eleganti, si fosse asciugato solo da qualche momento.

Leggiamo il diario della Nin: sarà come incontrarla di persona. Potremo apprendere molto di lei; e molto di noi stessi.

Patrizia Caffiero

Fonte: https://zonadidisagio.wordpress.com/2019/11/11/i-diari-di-anais-nin-lincontro-con-henry-miller-la-scrittura-il-corpo-lerotismo/

 

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