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SCRIPTA MANENT

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LETTURE SENZA CONFINI


PAUL VERLAINE, LA MALEDIZIONE DELLA POESIA

Publié par Angelo Marcotti sur 3 Juillet 2025, 07:57am

Catégories : #Autori sotto la Lente

Je fais souvent ce rêve étrange et pénétrant…”


Così inizia uno dei versi più celebri di Paul Verlaine, poeta che più di ogni altro seppe incarnare il destino dei poètes maudits, anime tormentate votate alla bellezza e alla rovina. Alcolismo, prigionia, amori scandalosi e una vita finita nella miseria non impedirono alla sua voce di elevarsi come una delle più originali e musicali della modernità poetica.

Un giovane inquieto in cerca di armonia

Nato il 30 marzo 1844 a Metz, dove il padre era ufficiale dell’esercito francese, Paul Verlaine trascorse un’infanzia segnata da continui spostamenti, fino all’approdo a Parigi nel 1851. Nella capitale il giovane si formò al Lycée Bonaparte e conseguì la maturità nel 1862, prima di vivere un’estate idilliaca a Lécluse, ospite della cugina Elisa: primo amore e, in seguito, sostenitrice della sua vocazione poetica. La perdita di Elisa, morta prematuramente nel 1867, lasciò un solco profondo nel suo cuore fragile.

Dopo un breve e infruttuoso tentativo di studiare giurisprudenza, Verlaine trovò impiego come impiegato comunale e cominciò a frequentare il cenacolo dei Parnassiani, che predicavano un’arte pura e distante dalle passioni. Nel 1866 pubblicò la sua prima raccolta, Poèmes saturniens, rivelando una musicalità innovativa e un senso del ritmo che trasformeranno la poesia francese.

L’Arte non vuole lacrime e non scende a compromessi…”
L’incendio chiamato Rimbaud

Nel 1869 Verlaine pubblica Fêtes galantes e attira l’attenzione di un giovanissimo Arthur Rimbaud, allora appena diciassettenne. L’incontro tra i due sarà come un’esplosione: la complicità letteraria si trasforma in un amore tempestoso che scandalizza la società dell’epoca.

Arthur Rimbaud

Verlaine, già instabile e preda dell’alcolismo, abbandona la giovane moglie Mathilde per fuggire con Rimbaud. I due vagano tra Belgio e Inghilterra, vivendo un rapporto tanto fecondo sul piano poetico quanto distruttivo sul piano umano. In questi anni Verlaine compone Romances sans paroles (1874), raccolta in cui la sua voce tocca vertici di dolcezza e malinconia.

Girate, girate, buoni cavalli di legno,
Girate cento volte, girate mille volte…”

Ma l’amore diventa ossessione. A Bruxelles, in un impeto di gelosia e alcol, Verlaine spara a Rimbaud ferendolo lievemente. Arrestato, viene condannato a due anni di carcere e sottoposto a un’umiliante perizia che certifica la sua “tendenza omosessuale”.

Prigionia, conversione e nuove cadute

Il carcere diventa per Verlaine un luogo di penitenza e rinascita spirituale. Scrive versi di intensa religiosità che confluiranno in Sagesse (1881), dove la fede sembra placare, per un momento, le sue inquietudini.

Il sangue del mio vecchio cuore non ha fatto che un getto rossastro,
poi è evaporato sui fiori, al sole.”

Scarcerato nel 1875, tenta una nuova vita come insegnante in Inghilterra. Qui incontra Lucien Létinois, il suo secondo grande amore, la cui morte nel 1883 lo precipita in un nuovo baratro. L’alcol e le esplosioni di violenza riemergono: più volte minaccia la madre e nel 1885 è di nuovo arrestato.

Gli ultimi anni: miseria e gloria

Negli anni successivi Verlaine, ormai malato e povero, sopravvive tra ospedali e camere d’affitto. Eppure, la giovane generazione di simbolisti e decadenti lo venera come un maestro. Nonostante la sua reputazione controversa, il mondo letterario gli riconosce un ruolo centrale nella modernità poetica. Alla sua morte, l’8 gennaio 1896 a Parigi, migliaia di persone partecipano al funerale, segno che la sua voce, fragile e luminosa, aveva saputo toccare il cuore di un’epoca.

L’eredità di una voce unica

Verlaine ha lasciato in dono una poesia che vive di ombre e luci, di malinconia e di purezza musicale. La sua arte, vicina all’Impressionismo, dissolve i confini del verso tradizionale per trasformarlo in pura vibrazione, in “musica prima di ogni altra cosa”. La sua figura resta quella di un uomo diviso tra la ricerca del sublime e il richiamo dell’abisso: un destino che lo rende ancora oggi il più umano e struggente tra i grandi poeti.


 

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