“ C’era un muro. Non pareva importante. Era fatto di ciottoli uniti senza pretese, con un po’ di malta. Gli adulti potevano guardare senza sforzo al di là del muro, e anche i bambini non avevano difficoltà a scavalcarlo. Dove incontrava la strada, invece di avere un cancello degenerava in una pura geometria, una linea, un’idea di confine. Ma l’idea era reale. E importante.
Da sette generazioni non c’era nulla di più importante, al mondo, di quel muro.” Due pianeti divisi da diverse scelte di vita e senza volontà di interazione alcuna, ma finalmente arriva per il dottor Shevek la possibilità di realizzare il sogno di una vita: lasciare Anarres e atterrare su Urras. Il suo interesse è puramente scientifico, a muoverlo la volontà di scoprire se tutta la propaganda a cui la popolazione viene sottoposta si basi su dati concreti o serva solo a coltivare un’immagine ormai irreale dell’altro pianeta e dell’altra gente.
Il viaggio non è semplice, il confronto ancora meno: le visite di controllo, le vaccinazioni, le domande, le abitudini a lui sconosciute, il cibo e persino i mobili, ogni cosa lo sorprende e sfinisce. Eppure il suo spirito è incrollabile, l’entusiasmo lo mantiene lucido. La possibilità di apprendere unita alla possibilità di insegnare fanno della sua trasferta un’occasione unica. Dovrà sforzarsi di capire e accettare ciò che gli è alieno, anche se andrà contro tutto quello in cui ha sempre creduto, a rischio di minare le proprie certezze…
I reietti dell’altro pianeta (o Quelli di Anarres a seconda dell’edizione italiana) è uno dei più apprezzati romanzi di Ursula K. Le Guin, considerata una delle poche autrici di letteratura utopica. È il quinto libro del Ciclo dell’Ecumene a livello di pubblicazione, ma il primo a livello cronologico e tematico dei fatti narrati. I romanzi del Ciclo sono ambientati in un universo futuro in cui gli uomini dopo aver colonizzato vari pianeti si organizzano in una sorta di società galattica.
Pubblicato nel 1974 vinse due prestigiosi premi dedicati alla letteratura fantascientifica: il Premio Nebula e lo Hugo. L’opera tratta i temi cari all’autrice: i viaggi interstellari, la necessità di colonizzare nuovi mondi e il conflitto interiore che spesso gli uomini vivono quando abbandonano il luogo d’origine, inoltre il desiderio di pace e cooperazione tra popoli. Shevek è un uomo straordinario, infatti desidera donare a tutti, senza alcun guadagno, il frutto della sua ricerca: la Teoria Generale Temporale “Non capivo che qui un’idea è una proprietà di Stato”. Shevek percepisce sé stesso come “uomo di frontiera”, ha lasciato alle proprie spalle il passato e la stirpe d’origine, proiettato verso il futuro rappresentato dalla colonia di Anarres.
Eppure non si può vivere senza tenere conto delle proprie radici, rinnegarle e nasconderle ai propri figli partoriti in esilio. Le ragioni del bene comune perdono valore se si rinnega la storia. L’imperfetta utopia, così definita dalla stessa Le Guin, di Anarres è evidente dalle contraddizioni interne, le variabili nell’esistenza sono tante, l’immutabilità e la perfezione impossibili anche per chi sceglie l’isolamento. Una lezione da non dimenticare.