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SCRIPTA MANENT

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LETTURE SENZA CONFINI


L'EPOPEA DI HEINRICH HARRER

Publié par Angelo Marcotti sur 10 Juillet 2025, 11:15am

Catégories : #Miti dei Giorni Nostri

Nell’estate del 1912, in un piccolo villaggio di montagna in Carinzia, nacque un bambino destinato a spingersi oltre ogni frontiera geografica e morale: Heinrich Harrer. Cresciuto tra boschi e cime innevate, Harrer imparò presto a sfidare la gravità sugli sci e sulla roccia, fino a diventare un campione dello sport austriaco. Nel 1936 partecipò con la squadra nazionale alle Olimpiadi invernali in Germania, dove vide da vicino il magnetismo oscuro del regime nazionalsocialista.

Due anni dopo, all’alba dei suoi 26 anni, scrisse la prima pagina di una leggenda. Con il connazionale Fritz Kasparek, affrontò la parete nord dell’Eiger, la “maledetta” Nordwand che aveva già mietuto molte vittime. Equipaggiato in modo primitivo, senza ramponi moderni, Harrer si unì durante l’ascesa ai tedeschi Heckmair e Vörg. Insieme raggiunsero la vetta il 24 luglio 1938, compiendo la prima ascensione di quella che fu definita “l’ultima grande sfida delle Alpi”. Quell’impresa lo rese un eroe nazionale in un’Austria ormai annessa alla Germania nazista. Harrer, giovane e ambizioso, entrò nelle SA e successivamente nelle SS, posando in fotografia accanto ad Adolf Hitler nel 1938. Questo legame con il regime segnerà per sempre la sua memoria pubblica.

La guerra, tuttavia, lo strappò dalle Alpi e lo trascinò in un’avventura ben più straordinaria. Catturato dagli inglesi in India nel 1939, fu internato in un campo di prigionia. Dopo anni di tentativi falliti, nel 1944 riuscì finalmente a evadere insieme ad altri compagni e iniziò un’odissea di oltre 2.000 chilometri attraverso l’Himalaya. Le sue gambe lo portarono a Lhasa, la città proibita del Tibet, dove trascorse sette anni immerso in una civiltà sospesa nel tempo.

In Tibet Harrer divenne un consigliere prezioso per il giovane 14° Dalai Lama, gli insegnò geografia e scienze occidentali e assistette impotente all’invasione cinese del 1950. Tornato in Europa, narrò quell’esperienza nel libro Sette anni in Tibet, un capolavoro di viaggio e introspezione che divenne un bestseller mondiale.

Negli anni successivi, Harrer continuò a esplorare il mondo, dalle giungle dell’Amazzonia alle montagne dell’Africa, cercando forse una redenzione per le ombre del suo passato. Morì nel 2006 a 93 anni, con una biografia che sembra un romanzo d’avventura, ma anche con il peso delle sue scelte giovanili mai del tutto chiarite.

 

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