L’Italia che cerca una voce nel Mondo è una nazione che, sistematicamente, viene zittita.
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Dai documenti segreti britannici emergono nuovi dettagli su una vera e propria guerra politica condotta contro l’Italia del dopoguerra. De Gasperi, Mattei, Moro: tre leader, un destino comune.
È questo il filo conduttore del saggio La maledizione italiana di Giovanni Fasanella e Mario José Cereghino (Fuoriscena), un’indagine documentale che getta nuova luce sulle oscure manovre delle potenze occidentali — in particolare il Regno Unito — contro i leader italiani del dopoguerra.
A partire da Alcide De Gasperi, padre della Repubblica e protagonista della ricostruzione democratica dell’Italia, fino a Enrico Mattei e Aldo Moro, il libro mostra come ogni tentativo di affermare l’autonomia strategica del Paese sia stato osteggiato, delegittimato, talvolta brutalmente interrotto.
Secondo le fonti declassificate dai National Archives britannici, De Gasperi era visto con profonda diffidenza dagli ambienti di potere di Londra. La sua visione europeista, il dialogo con le sinistre nel contesto del compromesso costituzionale e, soprattutto, l’alleanza preferenziale con gli Stati Uniti, lo rendevano inviso al governo di Winston Churchill.
Il culmine dello scontro arrivò tra il 1951 e il 1953, quando l’Italia — contro il parere di Londra — sostenne il colpo di Stato del colonnello Nasser in Egitto e si oppose all’embargo contro Iran ed Egitto. Una sfida diretta agli interessi britannici sul canale di Suez e nel settore petrolifero. “Bisogna far capire agli italiani quanto ci disturbano,” si legge in un promemoria di Downing Street.
Il risultato? Una campagna di destabilizzazione, secondo Fasanella e Cereghino, orchestrata dai servizi segreti britannici. In pochi mesi esplosero due casi devastanti: il delitto Montesi e le lettere false attribuite a De Gasperi, pubblicate dal settimanale Candido, in cui si sosteneva che il leader democristiano avesse chiesto ai bombardieri alleati di colpire Roma nel 1944.
Il tempismo non fu casuale. Il duplice scandalo minò la credibilità di De Gasperi e colpì anche il suo delfino politico, Attilio Piccioni. Nel giugno 1954, il fondatore della Democrazia Cristiana si ritirò dalla politica. Morì due mesi dopo.
Ma la “maledizione” non finì con lui. Mattei e Moro raccolsero l’eredità di De Gasperi nel tentativo di definire una politica estera autonoma, fondata su accordi energetici indipendenti e su un equilibrio interno tra le forze democratiche. Entrambi finirono nel mirino. Il primo morì in un misterioso incidente aereo. Il secondo fu sequestrato e assassinato dalle Brigate Rosse, in circostanze mai del tutto chiarite.
Oggi, sostiene Fasanella, il paradigma resta inalterato: ogni volta che l’Italia cerca un ruolo autonomo nello scacchiere internazionale, emergono forze — esterne e interne — che la riportano all’obbedienza.