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SCRIPTA MANENT

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LETTURE SENZA CONFINI


NEUROTECNOLOGIE E LIBERTA' UMANA: UNA MINACCIA INVISIBILE ALLA DEMOCRAZIA?

Publié par Angelo Marcotti sur 25 Juin 2025, 08:53am

Viviamo in un’epoca di straordinari progressi tecnologici. Ma cosa accade quando il progresso scientifico entra nelle pieghe più intime della mente umana? Le neurotecnologie promettono di curare malattie, potenziare le capacità cognitive, migliorare la qualità della vita. Tuttavia, esiste anche un lato oscuro. Sempre più voci autorevoli sollevano dubbi e allarmi: queste tecnologie, se usate senza controllo, potrebbero minacciare la nostra libertà più profonda — quella di pensare autonomamente.

Il cervello come circuito elettrico

Il nostro cervello funziona grazie a segnali elettrici. Queste "correnti" scorrono attraverso miliardi di cellule nervose, i neuroni, che comunicano tra loro tramite impulsi la cui frequenza e intensità determinano pensieri, emozioni, decisioni. In parole semplici: la nostra mente è alimentata da impulsi elettrici, proprio come un computer.

E come un computer, può essere influenzato dall’esterno.

La storia dimenticata degli esperimenti mentali

Negli anni ’50, lo scienziato spagnolo José Delgado riuscì a manipolare comportamenti di animali e persone attraverso impulsi elettrici diretti al cervello. Un gatto poteva sollevare una zampa nel mezzo di un salto. Un volontario umano, forzato a muovere una mano, disse: “La vostra elettricità è più forte della mia volontà”.
Delgado dimostrò che era possibile controllare emozioni, movimenti, e persino generare sensazioni di piacere.

Anni dopo, lo scienziato Allen H. Frey andò oltre: utilizzando microonde pulsate, fu in grado di far sentire suoni direttamente dentro la testa delle persone, senza alcun altoparlante. Una scoperta inquietante, poi confermata da altri studi e riconosciuta anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il Progetto BRAIN: mappare ogni pensiero

Nel 2013, l’allora presidente Obama lanciò l’ambizioso progetto U.S. BRAIN, con l’obiettivo di registrare ogni attività cerebrale fino al singolo neurone. Oltre 500 laboratori sono stati coinvolti, finanziati con miliardi di dollari. L’Europa ha seguito a ruota. Anche Cina e Russia hanno probabilmente attivato programmi simili, seppur sotto traccia.

Il risultato? È oggi tecnicamente possibile riprodurre artificialmente l’attività del cervello, imitando pensieri, emozioni, persino comportamenti, attraverso impulsi esterni. È il sogno — o l’incubo — del totale controllo mentale.

Scienziati in allarme: il rischio di nuove forme di schiavitù

Uno degli artefici del progetto, Rafael Yuste, ha espresso preoccupazione per gli usi militari e repressivi di queste tecnologie. Ha fondato la Neurorights Foundation, che chiede alle Nazioni Unite di proteggere diritti come la privacy mentale, il libero arbitrio e l'integrità dell’identità personale.

Perché la posta in gioco è altissima: secondo i rapporti ufficiali dell’ONU, le neurotecnologie possono:

  • Alterare emozioni, volontà e comportamenti;

  • Violare la privacy dei pensieri;

  • Rubare idee direttamente dalla mente;

  • Indurre stati psicologici artificiali;

  • Manipolare le decisioni politiche, economiche e sociali;

  • Trasformarsi in strumenti di controllo di massa.

Tecnologie invisibili, ma reali

Alcune aziende stanno già testando impianti cerebrali invisibili, controllabili a distanza via Internet. Altre lavorano su nanoparticelle di grafene, capaci di arrivare al cervello persino tramite cibo o aria. Questi materiali, una volta nel corpo, possono fungere da antenne, ricevendo comandi o inviando dati all’esterno.

Secondo alcuni rapporti, simili tecnologie potrebbero essere già in uso, senza consenso né informazione pubblica, sfruttando infrastrutture comuni come reti Wi-Fi, segnali radio, persino elettrodomestici.

Un silenzio assordante

Le Nazioni Unite hanno raccomandato ai governi di regolamentare l’uso delle neurotecnologie. Ma nessun divieto ufficiale è stato imposto per le applicazioni militari o di sorveglianza. Perché? Perché le informazioni su queste tecnologie sono classificate come segreti di Stato.

Molti documenti e articoli su questi temi sono scomparsi dai siti ufficiali, censurati o derubricati. Anche testimonianze — come quella del presidente honduregno Manuel Zelaya, che nel 2008 denunciò l’uso di microonde contro di lui — sono state rapidamente oscurate.

Controllo mentale e democrazia: due forze in conflitto

Nel 2024, un rapporto delle Nazioni Unite ha affermato con chiarezza che le neurotecnologie possono minacciare la democrazia stessa. Se un potere invisibile può condizionare le nostre scelte politiche o il nostro comportamento senza che ce ne accorgiamo, che tipo di libertà ci resta?

Le tecniche di neuromarketing, già oggi usate per influenzare i consumatori, potrebbero trasformarsi in strumenti di propaganda sofisticata e invisibile. Il rischio è la nascita di un totalitarismo silenzioso, senza dittatori ma con intere popolazioni manipolate dall’interno.

Cosa possiamo fare?

In un mondo dove la stampa tace, la responsabilità di informare ricade anche su di noi. Condividere queste informazioni, parlarne apertamente, firmare petizioni e sostenere la richiesta di trasparenza è il primo passo.

Come chiede l’ONU, è fondamentale educare le persone su cosa siano davvero le neurotecnologie, sui benefici ma anche sui rischi. Solo una cittadinanza consapevole può difendere i propri diritti — anche quelli invisibili, come la libertà di pensiero.

Conclusione: siamo ancora padroni della nostra mente?

Non siamo davanti a uno scenario da fantascienza. Le tecnologie descritte esistono già. E la corsa a utilizzarle è iniziata.

La domanda, oggi, non è solo “dove ci porterà il progresso?”, ma “chi controllerà la coscienza umana?”

La democrazia, se vuole sopravvivere, dovrà proteggere non solo il voto e la parola — ma la mente stessa, ultimo spazio sacro della libertà individuale.


 

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